NUOVO CATASTO… VECCHI PROBLEMI

È la riforma del catasto la grande incognita dell'estate.

Anche perché tutte (o quasi) le imposte sulla casa, circa 40 miliardi, sono basati su valori definiti dal catasto.

 

Uno spostamento anche minimo provoca aumenti di miliardi, e proprio per questo negli scorsi giorni è stato sottolineato molte volte che la riforma allo studio prevede l'invarianza di gettito.
 
Nella delega fiscale, all'esame del comitato ristretto guidato da Daniele Capezzone, il catasto occupa un posto importante e non mancano i ritocchi al testo lasciato in sospeso dalla scorsa legislatura.
 
Ma i cardini sono sempre quelli: suddivisione del territorio in «microzone», asciugatura radicale del sistema di vani, classi e categorie, ormai vecchio di 74 anni, e individuazione di immobili-tipo, ai quali applicare un algoritmo con variabili per personalizzare il valore patrimoniale.
 
Proprio quest'ultimo elemento è la vera novità della riforma. Sarà determinato partendo dai valori di mercato al metro quadrato per la tipologia immobiliare relativa rilevati, con ogni probabilità, dall'Omi (Osservatorio immobiliare dell'agenzia del Territorio).

 

A questo primo dato di fatto si applicano una serie di coefficienti in successione: le scale, l'anno di costruzione, il piano, l'esposizione, il riscontro d'aria, l'affaccio, l'ascensore o meno, il riscaldamento centrale o autonomo (quest'ultimo abbassa il valore), lo stato di manutenzione.
Tutti questi coefficienti danno vita ad un algoritmo (spiegato più avanti) che cambia anche in modo sostanziale il valore al metro quadrato di partenza.
A questo punto il valore così «rettificato» viene moltiplicato per il numero dei metri quadrati rilevati secondo la metodologia catastale e il risultato è, appunto il «valore patrimoniale».

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